Di vigna in caneva

Canevisti del mondo, unitevi! Breganze è in fermento!

Appassionati vignaioli, provetti vinificatori, saggi bevitori. Esiste un gruppo di amici a Breganze che fa del vino, della vite e del convivio un elemento di battaglia culturale e di salvaguardia della biodiversità. Sono i Canevisti che ormai esistono da quasi un decennio: viticoltori per passione o per professione che condividono un’idea comune sulla bevanda dell’uva fermentata. Ce la racconta Cristian Moresco, vice-presidente dell’associazione.

Nasce tutto nel 2011, in modo molto semplice: degli amici che, per pura passione, producono il proprio vino in casa, chi nella cantina e chi nel garage.Organizzano delle serate per degustare alla cieca i propri vini, per scambiarsi opinioni, ricevere consigli, per trascorrere del buon tempo. Fino a che uno di loro, Raimondo, prende l’iniziativa  e si impegna per recuperare uno dei più antichi vigneti di Breganze. Alcuni del gruppo lo assistono in vigna e in cantina, alla fine ne esce un vino davvero interessante e l’ottimo risultato di questo progetto individuale dà nuovo entusiasmo e linfa vitale ai Canevisti.

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E il gruppo inizia quindi a strutturarsi meglio…
Sì, siamo diventati un’associazione. Abbiamo redatto anche un manifesto: tra i punti che abbiamo più a cuore ci sono la salvaguardia dell’ambiente – cercando di ricorrere il meno possibile alla chimica di sintesi – la battaglia per la biodiversità e la coltivazione di vigne autoctone, nonché il rispetto per l’età del vigneto: nel nostro manifesto affermiamo che “il canevista considera la propria vecchiaia e quella del suo vigneto come valore assoluto da raggiungere e da mantenere”.

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A proposito di biodiversità, avete in ballo un progetto d’avanguardia!
Esatto. È quello del “Vigneto della Storia”. Nella primavera del 2016 abbiamo avviato l’impianto e la successiva gestione collettiva di un vigneto creato con sole varietà rare e autoctone di Breganze e dintorni, te le elenco tutte: Rabiosa, Gruaja, Groppello, Pedevenda, Garganega, Dorona, Occhio di Pernice, Marzemina Bianca, Oto Cai, Negrara e Senese. Alcuni di questi vitigni erano stati dimenticati da tutti, tranne che da alcuni anziani viticoltori della zona.

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Come vi occupate del vigneto?
Il vigneto è gestito collettivamente da noi dell’associazione, e già questa è una sfida [ride]; Poi la conduzione è interamente naturale, senza il ricorso alla chimica di sintesi. Abbiamo cercato di coinvolgere anche la gente della zona, lanciando una campagna di adozione delle viti, che ci ha permesso di promuovere il progetto e i suoi fini, nonché di garantirci il sostegno economico necessario per procedere con l’impianto.

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Intanto i Canevisti sono cresciuti, all’inizio erano quasi tutti hobbisty e invece oggi ci sono anche dei produttori per professione tra di voi.
Sì, in pochi anni la situazione è profondamente evoluta. Ci sono Montegoggio, Antica Torre del Roccolo, MaterVi e noi di Rarefratte. Con i Canevisti abbiamo compiuto una buona semina! Ma la cosa più spettacolare è il dialogo che si è creato all’interno dell’associazione, intergenerazionale prima di tutto: alle nostre serate partecipano ventitreenni e ragazzi di 82 anni. L’intreccio di storie che si crea, lo scambio di saperi ed esperienze, la trasmissione di tradizioni sono la straordinarietà di questi momenti.

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Organizzate anche molteplici iniziative per condividere la passione per vite e vino.
Sì, negli anni abbiamo messo in piedi corsi di potatura, di viticultura, di avvicinamento al vino, degustazioni, uscite alla scoperta delle cantine di vari territori, dall’Abruzzo al Friuli, dalla Marca trevigiana alla Provenza. Il prossimo evento che proponiamo è “Di Vigna in Caneva”.

Raccontacelo.
Domenica 26 maggio, alle 9.30 ci si ritrova a Borgo Santa Maria a Breganze. La direzione è il Vigneto della Storia. Racconteremo la storia del progetto, cosa siamo riusciti a costruire. È un modo per comunicare i progressi fatti, oltre che trascorrere un po’ di tempo passeggiando assieme. Ci incamminiamo poi verso Rarefratte, la mia cantina, dove, in abbinamento ai vini dei produttori canevisti, Baita Prunno proporrà un ampio assortimento di stuzzichini made in Asiago.

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Questo è anche l’anno del primo vino propriamente canevista, giusto?
Già, quest’anno vinificheremo con le uve del Vigneto della Storia, sarà emozionante. È il coronamento del progetto. È il modo che abbiamo di mettere in risalto il gran lavoro che è stato fatto, il recupero delle varietà autoctone dimenticate, il rilancio della biodiversità della vite, che rimane la raison d’êtredei Canevisti. Il vino ci darà l’occasione di presentare tutto questo, di coinvolgere nuove persone nel progetto e di dare nuova energia al Vigneto della Storia.

Non ci resta che aspettare il prossimo autunno dunque.
Intanto ci vediamo il 26 maggio, per raccontare le viti del Vigneto. L’attività fondamentale è quella in campo, in cantina ci vuole soltanto molta attenzione. Con questi due ingredienti otterremo senz’altro un buon vino. 

Via ‘bracciarubante.com’